Rubate, distrutte, svendute, disperse: durante la Rivoluzione francese, questo &egrave; stato il destino di migliaia di opere d&rsquo;arte, in modo particolare in Italia. Tesori di inestimabile valore hanno lasciato la penisola diretti in Francia, per arricchire gli avidi funzionari napoleonici ma soprattutto per comporre il Mus&eacute;e Napol&eacute;on, l&rsquo;antenato del moderno Louvre. Il curatore del museo, Vivant Denon, selezion&ograve; accuratamente le opere d&rsquo;arte da prelevare, al fine di realizzare a Parigi un babilonico museo universale, un&rsquo;enciclopedia dell&rsquo;arte che sorprese i contemporanei e che fu il modello dei musei moderni. Ma cosa fu portato in Francia? Cosa torn&ograve; in patria? E cosa fu distrutto dal livore dei rivoluzionari? <i>Napoleone, ladro d&rsquo;arte</i> permette di rispondere, almeno parzialmente, a queste domande: il lettore apprender&agrave; il destino di tante chiese, conventi, abbazie profanati e saccheggiati dai giacobini e potr&agrave; farsi un&rsquo;idea della smisurata quantit&agrave; di opere d&rsquo;arte sottratte all&rsquo;Italia e mai pi&ugrave; ritornate. Il colossale spostamento di migliaia e migliaia di capolavori stimol&ograve; la nascita dei musei statali e diede un fenomenale impulso al mercato antiquario. Eppure, nonostante queste grandi ripercussioni, le spoliazioni francesi sono ancora poco note. Ecco dunque il perch&eacute; di questo volume. Un libro che racconta storie di rapaci conquistatori e candide sognatrici, come Maria Cosway; un libro che rivela tutti gli sforzi dei governi restaurati per riottenere almeno una parte dei tesori requisiti; un libro che permette di scoprire pagine poco note del nostro passato, utile per amare ancor di pi&ugrave; l&rsquo;inestimabile patrimonio d&rsquo;arte ancora presente in Italia.