<i>La Caccia di Diana</i>, a lungo ritenuto di attribuzione incerta e trascurato dalla critica, ma oggi riconosciuto come una delle pi&ugrave; importanti opere del &ldquo;periodo napoletano&rdquo; di Giovanni Boccaccio, &egrave; un poemetto di diciotto canti in terzine dantesche che celebra in chiave allegorico-mitologica alcune gentildonne napoletane della corte della Regina Giovanna. La sua stesura risale quindi verosimilmente agli anni 1333-34.<br />Le ninfe, seguaci della casta Diana, si ribellano alla Dea e offrono le loro prede di caccia a Venere, che trasforma gli animali in bellissimi uomini. Tra questi vi &egrave; anche il giovane Certaldese che, grazie alla mistica dell&rsquo;amore, diviene un uomo pieno di virt&ugrave;. Il poemetto, che custodisce e a occhio attento vela l&rsquo;autentica identit&agrave; di Madonna Fiammetta, propone dunque la concezione cortese e stilnovistica dell&rsquo;amore che ingentilisce e nobilita l&rsquo;essere umano, ma anche il richiamo iniziatico all&rsquo;elevazione spirituale e all&rsquo;amore per la Sophia, la Divina Sapienza.<br />Per molti secoli dimenticato e caduto nell&rsquo;oblio, <i>La Caccia di Diana</i> venne riscoperto dal filologo e letterato Ignazio Moutier, che lo pubblic&ograve; a Firenze nel 1832.