Ad Ostuni siamo nati e cresciuti, per questo la sentiamo nelle narici sin dal mattino presto. Ma la <i>Dama bianca</i> &egrave; una lama nel cuore, una parte del nostro carattere, del nostro modo di pensare. Sembrer&agrave; strano, ma chi &egrave; nato ad Ostuni - anche se ormai da tanti anni lontano dalla propria terra - quando pensa lo fa esclusivamente in dialetto. Insomma, la <i>Citt&agrave; Bianca</i> &egrave; una parte di noi. Qui c&rsquo;&egrave; tutto. Dalla <i>selva</i> alla <i>marina</i>, dalle contrade rurali alla citt&agrave;. Chi visita Ostuni si porta nel cuore il profumo delle sette di pomeriggio d&rsquo;estate, quando il sole cala a tre quarti dietro le mura di calce bianca e l&rsquo;aria si colora di un tiepido torpore. L&rsquo;erba nei muretti a secco levigati dal tempo, insieme al cielo limpido tinto dei colori della Citt&agrave;, entra nella mente provocando una sensazione di libert&agrave; e riposo.<br />Questo viaggio ci ha anche insegnato a ritrovare, in un percorso lungo quasi tremila anni, il carattere degli ostunesi: pronti a darsi al padrone di turno, rendendogli i propri servigi, ma al tempo stesso sempre desiderosi di conquistare autonomia e indipendenza. Non a caso la caratteristica che accompagna Ostuni in circa cinque secoli di storia &egrave; la continua richiesta di vedersi liberata dai vincoli feudali con la concessione del <i>Regio Demanio</i>. Gli ostunesi sono ancora oggi cos&igrave;. Sempre pronti a carpire da che parte tira il vento e a rinnegare gli amici, ma generosi come nessuno e capaci di tendere la mano anche al nemico, soprattutto quando si tenta di ottenerne vantaggi. Invidiosi s&igrave;, forse molto, cattivi mai. Maestri in ogni cosa: nell&rsquo;agricoltura, nelle arti, nei mestieri, nelle costruzioni, nel commercio, nelle lettere, nell&rsquo;oratoria. Abili nel contrattare, stupidi in amore. Ma pur sempre unici e inconfondibili.<br />Il titolo del libro, <b><i>Terra Nostra</i></b>, che &egrave; lo stesso sia del saggio storico che della novella (il <i>libello</i> si compone infatti di due parti), non &egrave; casuale. Ostuni &egrave; definita in tal modo nel 1304 da Filippo I d&rsquo;Angi&ograve;, principe di Taranto. La Prefazione &egrave; a cura del prof. Donato Coppola, paletnologo ostunese di fama internazionale che il 24 ottobre 1991 scopr&igrave; in Ostuni la <i>mamma pi&ugrave; antica del mondo</i>, i cui resti risalgono a circa 28 mila anni fa. Postfazione a firma dell&rsquo;avv. Michele Conte, presidente del <i>Museo di Civilt&agrave; Preclassiche della Murgia meridionale</i>.<br />Il saggio storico, scritto da entrambi, ripercorre tutta la storia di Ostuni dal Mille a.C. fino alla met&agrave; del secolo scorso (preceduta da un paragrafo introduttivo sul ritrovamento dei resti della <i>Donna di Ostuni</i>), con particolare approfondimento del periodo medievale. Il libro termina con una novella e una poesia scritte da uno solo di noi due.<br /><i>Gli Autori</i>, Giuseppe Palma e Giuseppe Francioso<br />&nbsp;