Rosmersholm di Henrik Ibsen -<br /><br />Dall&rsquo;incipit del libro:<br /><i>Il teatro ibseniano &egrave; forse l&rsquo;unico che in tutto il corso del XIX secolo abbia raggiunto un valore di classicit&agrave; e possa perci&ograve; legittimamente collocarsi nella storia della letteratura drammatica accanto ai grandi modelli antichi. Per quanto paradossale sembri a prima giunta un&rsquo;affermazione di tal sorta, di fronte alla fama di tanti moderni drammaturghi e soprattutto avendo l&rsquo;occhio alla copiosa svariatissima produzione, onde le diverse nazioni europee hanno arricchito la scena, credo non sia difficile ai pi&ugrave; riflessivi persuadersi della sua verit&agrave;. In mezzo a tanta farragine che rimane o rimarr&agrave; di vitale? Basti per tutti l&rsquo;esempio decisivo della Francia, che coll&rsquo;assidua fecondissima creazione de&rsquo; propri scrittori ha fatto vivere e tuttora alimenta i nove decimi di quanto viene alla ribalta nei teatri del mondo civile. Si tratta qui, come in altri campi, di prodotti effimeri, che traggono il lor valore da elementi occasionali e contingenti, destinati quindi a sicuro oblio. Rispecchiano momenti specifici della coscienza e della vita, suscitano interessi che sono appunto tanto pi&ugrave; vivaci quanto meno duraturi, ma non giungono mai a fissare, attraverso una tecnica definitiva, qualcuno di quegli elementi umani di valore universale ed eterno, che soli infondono perenne vitalit&agrave; di poesia nell&rsquo;opera d&rsquo;arte.</i>