Vivere in una democrazia: la pandemia ha interrogato ognuno di noi su che cosa significhi. Nei mesi del <i>lockdown</i> gran parte della retorica si &egrave; concentrata sui concetti di Paese e di popolo, ma &egrave; la democrazia il tema a essere stato &ndash; e a essere &ndash; messo pi&ugrave; a dura prova. <i><b>La democrazia contagiata</b></i> lo analizza da tre osservatori diversi: quello di chi ha dovuto informare e raccontare cosa accadeva giorno dopo giorno; quello di chi ha operato sul campo e solo in un secondo momento ha potuto pensare a ci&ograve; che stava vivendo; quello di chi ha dovuto da subito analizzare il virus, imparare a conoscerlo, predisporre tutto il necessario per fare ricerca, perch&eacute; solo questa pu&ograve; garantire la salute alla popolazione mondiale. Tre persone &ndash; tre ruoli &ndash; che in modo diverso ma complementare hanno dovuto guardare il virus in faccia e la prima domanda che si fanno &egrave;: come &egrave; stata contagiata dal coronavirus la nostra democrazia?<br /><br />&ldquo;Le riflessioni di Ilaria Sotis, le interviste che ci propone, smascherano il linguaggio delle retoriche che si servono di parole ad effetto come &lsquo;eroi&rsquo; o &lsquo;angeli&rsquo;, per le carenze colpevoli di un sistema sanitario pubblico deliberatamente indebolito costringendo la gente che lo abita, e ne &egrave; responsabile, a turni massacranti con stipendi scarnificati&rdquo;. (Moni Ovadia)<br />&ldquo;Sono stato testimone, da ascoltatore e in parte anche come ospite, della qualit&agrave; del servizio pubblico svolto da Ilaria Sotis. Come i radioamatori coi loro baracchini e le antenne piazzate sul tetto delle automobili durante i terremoti, la radio &egrave; stata la prima&nbsp;e spesso l&rsquo;unica a produrre un&rsquo;informazione tempestiva, efficace e di grande precisione&rdquo;. (Riccardo Noury)