Noi siamo ci&ograve; che diciamo e come lo diciamo: l&rsquo;incertezza che&nbsp;proviamo si manifesta attraverso un linguaggio universale implicito, che ogni lingua esplicita in modo differente.<br />Come possiamo dunque percepire l&rsquo;insicurezza altrui, se parliamo lingue diverse? La chiave &egrave; l&rsquo;analisi del linguaggio. Sappiamo infatti che &egrave; sempre possibile riportare un pensiero da una lingua all&rsquo;altra, ma la convinzione che l&rsquo;atto del tradurre sia semplice ci porta spesso a sottovalutare la sua prima e pi&ugrave; importante regola: tener fede al dovere di osservare, capire e sperimentare il linguaggio, di donargli un nome, riconoscergli un&rsquo;identit&agrave;.<br />L&rsquo;incertezza e la paura sono sentimenti comuni a ogni individuo, presenti in ogni cultura e Paese, che generano in chi li prova una grande ansia da autogestione e prestazione. Benjamin, il protagonista del film preso in analisi, ha tutte le carte in regola per sopraffare queste problematiche, ma non ci riesce, e finisce sempre per autosabotarsi. Questo suo senso di inettitudine non sfoga mai in azioni o reazioni spropositate, ma nel linguaggio, che definiremo, in questo contesto, linguaggio dell&rsquo;incertezza.