La coscienza di Zeno conclude idealmente il &lsquo;discorso&rsquo; iniziato con Una vita e proseguito con Senilit&agrave;. Pubblicato nel 1923, stupisce ancora oggi per la sua modernit&agrave; e lucidit&agrave; di pensiero. Con La coscienza di Zeno la psicoanalisi irrompe, prepotentemente, nella letteratura italiana conferendole di fatto una dimensione europea. Freud, Joyce rappresentano le influenze pi&ugrave; evidenti e meglio riconoscibili. Zeno Cosini (il protagonista), con le sue insicurezze e paure, non solo &egrave; l&rsquo;antitesi del superuomo vagheggiato da Nietzsche, ma anche l&rsquo;estrema sintesi dell&rsquo;individuo contemporaneo di fronte alle difficolt&agrave; della vita e alla complessit&agrave; del mondo.<br /><br /><br />Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861. Con romanzi come Una vita (1892), Senilit&agrave; (1898) e La coscienza di Zeno (1923), acquista una fama che tuttora accompagna il suo nome. Partendo da posizioni veriste e naturaliste egli ha il merito di introdurre, influenzato dalle nascenti teorie relativistiche e freudiane, per primo in Italia il romanzo psicologico. Temi quali la malattia, la scrittura come mezzo di salvezza e l&rsquo;inettitudine dell&rsquo;uomo contemporaneo connotano la sua poetica e lo rendono un autore atipico nel panorama letterario italiano e perci&ograve; ancora oggi degno di attenzione e studio. Muore a Motta di Livenza il 13 settembre 1928.