Nel teatro greco le maschere avevano i tratti del volto accentuati: piangenti nei drammi e sorridenti nella commedia. Questo senso duplice &egrave; ben reso dall&rsquo;etimologia della parola: in latino <i>maschera</i> si dice <i>persona</i>.<br />Successivamente il personaggio uomo diventa personaggio maschera, vissuta dagli uomini con pazienza, rassegnazione, assorbita dalla maschera impregnata di solitudine. Il personaggio e la sua funzione hanno continuamente bisogno della parola e delle forme per restare maschera fino in fondo, restando intrappolata in convenzioni e strutture sociali che la imprigionano, deve continuamente abituarsi alle continue variazioni che le vengono imposte. L&rsquo;Autore/personaggio, muovendo i fili delle sue creature, inventa e definisce i ruoli, e sono proprio quei personaggi a donare un ruolo all&rsquo;Autore, perch&eacute; in assenza di loro non sarebbe tale. In <i>Locus Iste</i>, il personaggio Andrea nasconde la solitudine e la carenza affettiva nella maschera dell&rsquo;aggressivit&agrave;, Adam nasconde la delusione, l&rsquo;abbandono familiare e la mancanza di quella genitorialit&agrave; che tanto anela, nella maschera di difesa, nell&rsquo;incertezza di una identit&agrave; sessuale ben definita.&nbsp;<br />Franca, infine, agisce per conto dell&rsquo;Autore, &egrave; personaggio e autore allo stesso tempo, si cela dietro la maschera della forza, della perseveranza, nascondendo cos&igrave; i suoi sensi di colpa. Conosce le debolezze e i punti di forza di ogni sua creatura, a met&agrave; tra l&rsquo;essere personaggio e l&rsquo;essere maschera, finzione, colpevole di essere nata a met&agrave;, ossia obbligata e intrappolata in schemi fin dall&rsquo;infanzia. Il palcoscenico della vita in cui si muovono e agiscono i personaggi non &egrave; n&eacute; verit&agrave; n&eacute; finzione, ed &egrave; in questo scenario che Jan Lotichius l&rsquo;Autore, mette in scena le insoddisfazioni, i drammi e le paure. Agisce con una lucidit&agrave; tale che abbaglia e scuote i sensi, apre gli animi alla verit&agrave; che spesso non si riesce a percepire. &Egrave; un testo importante il suo, chiaro ma di una profondit&agrave; tale che denota un&rsquo;attenzione particolare alle sfumature e alle percezioni dei suoi attori.<br /><br /><b>Jan Lotichius </b>nasce nel 1960 ad Amsterdam, dove si laurea in lingua e letteratura italiana. All&rsquo;et&agrave; di ventinove anni si trasferisce in Italia, dove prende una seconda laurea, con lode, discutendo la sua testi su Eugenio Montale e la musica con il critico letterario Giuseppe Leonelli presso l&rsquo;Universit&agrave; Roma Tre, e un diploma di violino presso il conservatorio Niccol&ograve; Piccinni di Bari.&nbsp;<br />Dal 2007 vive ad Ananda Assisi, dove si &egrave; fatto formare come insegnante di Raja Yoga. Da l&igrave; viaggia regolarmente in Italia, in Europa e negli Stati Uniti per tenere conferenze e seminari.&nbsp;<br /><i>Locus Iste</i> &egrave; il suo primo romanzo.