&Egrave; stato detto che la democrazia sia la peggior forma di governo, ad eccezione di tutte le altre fin qui sperimentate. Ma se la concezione relativistica dei regimi democratici come &ldquo;male minore&rdquo; appare in molte analisi e teorie moderne, da Machiavelli a Sartori, passando per Weber e Schumpeter, nessuno prima di Jason Brennan aveva sottoposto a un processo altrettanto spietato la &ldquo;miglior forma di governo possibile&rdquo;. A giudicare dai risultati, infatti, il regime che dovrebbe garantire a tutti i cittadini il diritto di essere guidati da leader competenti e capaci di prendere decisioni ponderate, somiglia troppo spesso al regno dell&rsquo;irrazionalit&agrave; e dell&rsquo;ignoranza: molti elettori compiono le loro scelte sulla base dell&rsquo;emozione o del pregiudizio, non conoscendo neanche, in numerosi casi documentati, la forma di governo vigente o addirittura i nomi dei leader in carica.<br />Quale alternativa abbiamo, allora? Come superare gli inconvenienti della democrazia se non vogliamo esporci ai rischi che comporterebbe la concentrazione del potere nelle mani di pochi? La proposta di Brennan &egrave; di sperimentare una forma di governo &ldquo;epistocratica&rdquo; che sia compatibile con parlamenti, elezioni e libert&agrave; di parola, ma distribuisca il potere politico in proporzione a conoscenza e competenza.&nbsp;<i>Contro la democrazia</i>, che ha diviso specialisti e lettori e creato enorme dibattito in un campo in cui c&rsquo;&egrave; urgente bisogno di idee e stimoli nuovi, &egrave; un libro che pu&ograve; illuminare o fare infuriare, da conservare gelosamente o da lanciare contro il muro, ma che in ogni caso non pu&ograve; essere ignorato.