Più si avvicinarono alla porta, più la situazione diventò bizzarra. Potevo vedere delle piccole teste che sbucavano da dietro delle spesse tende bordeaux, che coprivano sia il garage che le finestre. Assomigliavano a volti di bambini—fin troppi per essere contati. Sembravano piuttosto squilibrati, leggermente sfigurati e soprattutto maligni. Ciascuno sembrava urlare furiosamente, non emettendo nessun suono. Era come se le loro voci silenziate stessero cercando aiuto, una via di fuga da una specie di maledizione. Ebbi una vaga sensazione, mentre pensavo, che ci fosse qualcosa di molto sbagliato in questo posto. E per qualche ragione, fui costretto a voltarmi e a dare uno sguardo alla casa del tipo strano dall'altra parte della strada. "Cac-chiarola", sussurrai lentamente in una voce acuta e la disperazione nei miei occhi. Alla porta principale, dietro la controporta, notai la figura di un uomo, o qualunque cosa fosse. La sua mano avvizzita era appena fuori la porta, quasi nella stessa posizione di prima. La luce della veranda evidenziava la mano decrepita che adesso mi invitava con il dito indice a raggiungerlo. Spaventato, mi voltai indietro verso i bambini che si stavano dirigendo verso la porta della casa stregata della famiglia scomparsa.  All'improvviso, delle figure maligne, sia grandi che piccole, iniziarono a circondarli, mentre i bambini dei dannati, brulicavano da tutte le parti come ratti furiosi.  "Andatevene!" urlai, subito prima che Frankenstein cercò di afferrare Yoko.