Le&nbsp;<i>Vindiciae contra Tyrannos,</i>&nbsp;pubblicate in latino nel 1579 e in francese nel 1581, appartengono alla ricca letteratura militante prodotta in Francia durante le guerre civili di religione, ma non sono un semplice occasionale&nbsp;<i>pamphlet</i>, concorrendo significativamente al dibattito che si sviluppa intorno all&#39;idea moderna di sovranit&agrave;. Stephanus Junius Brutus, pseudonimo sotto il quale si cela l&#39;autore delle&nbsp;<i>Vindiciae</i>&nbsp;(Philippe Duplessis-Mornay o Hubert Languet tra le congetture pi&ugrave; accreditate, senza peraltro escudere l&#39;ipotesi della collaborazione di pi&ugrave; autori) milita nel campo calvinista fra i cosiddetti &#39;monarcomachi&#39;, pensatori che, senza mettere in discussione la monarchia come forma di governo, pongono limiti importanti al potere sovrano, ritenendo l&#39;assenza di limiti peculiarit&agrave; inequivocabile della tirannide. Si affermano in tal modo diritti inediti sulla base di un doppio contratto fra Dio, re e popolo, e fra re e popolo, che proprio nelle&nbsp;<i>Vindiciae</i>&nbsp;viene teorizzato. Il diritto di esercizio della fede e il diritto di resistenza al potere politico entrano nella prospettiva di uno Stato, in cui la pretesa continuit&agrave; con gli antichi costumi non riduce la carica rivoluzionaria dei suoi sostenitori.