Alla fine del&nbsp;<b>XIX secolo</b>, diversi osservatori psichiatrici notarono che alcuni pazienti abitavano in un territorio di &ldquo;<b>confine&rdquo; tra la sanit&agrave; mentale e la pazzia</b>, tra l&rsquo;organizzazione nevrotica di personalit&agrave; e quella psicotica.<br />Fu&nbsp;<b>Alfred Stein</b>&nbsp;che per primo utilizz&ograve; il termine &ldquo;<b>Borderline</b>&rdquo; (1938) per indicare quei pazienti che, piuttosto che migliorare, erano soggetti ad una&nbsp;<b>acutizzazione dei loro sintomi</b>&nbsp;a seguito di un trattamento analitico classico.<br />Solo nel 1980, il termine ha cominciato ad&nbsp;<b>apparire nel DSM-III</b>&nbsp;come&nbsp;<b>disturbo di personalit&agrave;,</b>&nbsp;facendogli perdere la sua iniziale connotazione di livello di funzionamento della personalit&agrave;. A livello psicodinamico, il paziente borderline pu&ograve; essere considerato il&nbsp;<b>prototipo del dramma edipico,</b>&nbsp;vivendo una conflittualit&agrave; diadica molto intensa:&nbsp;<b>teme</b>&nbsp;che&nbsp;<b>la completa fusione</b>&nbsp;con l&rsquo;altro possa cancellare la propria identit&agrave;, cos&igrave; come teme&nbsp;<b>il totale isolamento</b>&nbsp;poich&eacute; lo paragona ad un abbandono (McWilliams N., 2012)&hellip;