La voce &egrave; uno strumento, si suol dire, specie per chi la usa nel proprio lavoro (nel teatro, nel mondo della musica e dello spettacolo, e in mille altre situazioni comunicative), e non mancano certo i manuali che promettono di insegnare&nbsp;<i>come si fa</i>. Difficile descrivere cosa invece faccia questo libro, se non dicendo che risponde ai&nbsp;<i>perch&eacute;</i>: con quale scopo, verso quale direzione, provenendo da quale storia e da quale base spirituale e filosofica stai facendo uscire la tua voce? &laquo;La voce e` una mano, un artefice, e` l&rsquo;erpice che smuove la terra e evoca il germoglio. Cosi` il suono autofeconda il pensiero. E nella voce, il suono si pensa&raquo;: dunque usare bene la propria voce &ndash; qualcosa di unico, inevitabilmente individuale, ma anche antico come l&rsquo;uomo &ndash; senza comprenderne il significato, senza un impianto che si pu&ograve; ben definire filosofico, significa rischiare di possedere una tecnica priva di pensiero, priva di anima. E, infine, priva dell&rsquo;elemento che secondo l&rsquo;autrice &egrave; forse il pi&ugrave; importante nell&rsquo;abilit&agrave; vocale: la capacit&agrave; di ascoltare.