Un singolare romanzo di formazione quello di Jattarelli dove una scrittura accesa, lirica, con incandescenze oniriche e visionarie molto diffuse e una tagliente ossessività realistica nelle scene erotiche, scandisce il destino dei protagonisti.... Jattarelli racconta la sua storia attraverso un progressivo confronto dei punti di vista, dei ”vissuti” in essa coinvolti, che si rispecchiano in pagine di simildiario e talora con dialoghi ben condensati. E così riesce a creare una circolarità affabulativa assai allargata e, insieme, una voce sopra i vissuti che è anche un sottofondo nato dal soprapporsi delle singole voci di Nina, Manuel e, poi, Tommy. E’ una sorta di saggezza personale, di piccolo tesoro cognitivo che cresce per accumulo nel testo: l’unico in grado di cogliere e di raccogliere lo spirito del tempo timbrato attraverso segnali diversi, dalle canzoni di Sarah Jane Morris alle citazioni di un Flaubert antico, quello di ”Novembre”.
Renato Minore (critico letterario de “Il Messaggero”)