L&rsquo;accumulo di proteina tau (Tau) iperfosforilata &egrave; tipico di alcuni disordini neurodegenerativi detti<br />taupatie, di cui la sindrome d&#39;Alzheimer &egrave; la pi&ugrave; nota. Durante l&#39;ingresso nello stato di torpore si &egrave;<br />osservato che, negli animali ibernanti, Tau subisce il medesimo processo di iperfosforilazione, ma<br />al ritorno alla normotermia esso si risolve fisiologicamente. Esiste una procedura per indurre<br />farmacologicamente un torpore artificiale (TA): una condizione simile al torpore naturale in un<br />animale non ibernante, il ratto. Lo scopo di questa tesi &egrave; studiare l&rsquo;andamento della fosforilazione<br />e della defosforilazione della Tau, durante il TA. L&rsquo;iperfosforilazione di Tau &egrave; stata valutata<br />mediante analisi immunoistochimica, marcando AT8 (Tau fosforilata) o Tau-1 (Tau defosforilata),<br />in 3 strutture cerebrali scelte sulla base del loro coinvolgimento nella regolazione delle funzioni<br />cognitive (comportamento e memoria). &Egrave; stato poi studiato lo stato di disattivazione dell&rsquo;enzima<br />GSK3&beta; (Glycogen synthase kinase 3-beta), coinvolto nei processi di fosforilazione della Tau,<br />marcando la sua forma a sua volta fosforilata nella posizione Ser9. I risultati mostrano che anche<br />nel TA si ha iperfosforilazione della Tau, che si risolve fisiologicamente in poche ore di recupero.<br />Si &egrave; visto anche che durante il TA e nel recupero la GSK3&beta; &egrave; inibita. Ne consegue che,<br />probabilmente, anche nei mammiferi non-ibernanti (essere umano incluso), possa esserci una<br />biochimica adatta, e fino ad ora sconosciuta, per far fronte a tale situazione, evitando che evolva<br />in taupatia. Tale meccanismo fisiologico, da approfondire ulteriormente, sembra utile per nuove<br />prospettive di intervento, soprattutto nelle fasi precoci dei malati taupatici. Il ruolo dello psicologo<br />clinico potrebbe diventare, in questo contesto, fondamentale nel riconoscere e delineare sempre<br />pi&ugrave; precocemente i disturbi comportamentali che caratterizzano le demenze, favorendo l&rsquo;efficacia<br />di un trattamento sviluppato su questi studi.