Perch&eacute; il database di Wikipedia si chiama &ldquo;commons&rdquo;? La scelta di questo termine vi sar&agrave; chiara dopo aver letto questo libro unico nel suo genere.<br />Avviato nel 1968 da un celebre articolo di Garrett Hardin, il dibattito sui commons (beni comuni) ha conosciuto un incredibile sviluppo nel corso degli ultimi quarant&rsquo;anni, fino a raggiungere il suo apice nel 2009 con l&rsquo;assegnazione del premio Nobel per l&rsquo;economia a Elinor Ostrom, una delle figure di riferimento per gli studi sul tema.<br /><br />&Egrave; possibile immaginare una terza via per la gestione dei beni, al di l&agrave; della tradizionale alternativa di &ldquo;pubblico&rdquo; e &ldquo;privato&rdquo;? &Egrave; possibile concepire un sistema di fruizione delle risorse (naturali e non) che sia insieme ecologicamente sostenibile, inclusivo e democratico? Queste, e altre, le domande cui il concetto di commons tenta di dare una risposta.<br />Sono domande centrali anche per ripensare i nostri modelli di sviluppo e di partecipazione democratica &ndash; un ripensamento che oggi, nelle secche del discorso politico globale, si impone con sempre maggiore urgenza.<br /><br />Questo libro ha lo scopo di offrire una panoramica quanto pi&ugrave; possibile esaustiva delle posizioni teoriche e disciplinari in campo, portando a conoscenza del lettore una serie di saggi spesso inediti in lingua italiana e aiutandolo quindi a orientarsi all&rsquo;interno di una tematica sempre pi&ugrave; cruciale.