1355. Leone di Forteschio &egrave; un cavaliere poeta che vaga per le desolate campagne di un&rsquo;Italia sconvolta dalla guerra e dalla peste. Il suo destriero &egrave; mediocre, la maglia di ferro sudicia e si &egrave; pure fatto rubare la spada. Ma un cavaliere non pu&ograve; restare disarmato e la fortuna vuole che sull&rsquo;uscio di una cripta in rovina trovi una vecchia lama arrugginita, un dono dall&rsquo;Aldil&agrave; per colmare il vuoto del fodero.<br />Forte della sua spada tombale, viene assoldato dalla signora di Ranacchio per portare a termine un macabro incarico: condurre tre carri pieni di morti dal vescovo. Una missione pericolosa, perch&eacute; si dice che in quelle zone i cadaveri abbiano cominciato a tirarsi in piedi, barcollanti e letali.<br />Leone diventa, quindi, condottiero di una funerea scorribanda composta da un cacciatopi, un cavaliere malaticcio, un prete negromante, un barbanicco dell&rsquo;Est, un fastidioso scudiero e una dama armata di balestra: sette compagni riuniti in processione attraverso luoghi infestati dai redivivi e dagli scagnozzi di un arcidiacono sanguinario, dando vita a una canzone che persino i morti impareranno a cantare.