Romanzo breve che si colloca a pieno titolo nella pi&ugrave; classica tradizione ucronica e distopica, prendendo spunto e origine da un evento contemporaneo reale e catastrofico: la pandemia di Covid-19. La storia, essenzialmente drammatica, lascia trasparire un crudo e viscerale sarcasmo di fondo, equiparando in modo sottile, ma non troppo, le dinamiche di propagazione e affermazione di una entit&agrave; venefica e impalpabile quale un <i>virus</i> appunto, a quelle di una <i>idea</i>, ma ancor pi&ugrave; di una <i>ideologia</i>. La narrazione &egrave; incalzante a guisa di un semplice spaccato di cronaca, ma nei suoi punti pi&ugrave; intensi focalizza l&rsquo;attenzione del lettore sui fragili equilibri, costantemente messi in discussione, di quelle pi&ugrave; elementari logiche sociali che stanno alla base della nostra stessa convivenza civile e della relazione tra l&rsquo;individuo, i suoi gruppi di appartenenza e il potere costituito.<br />La dura battaglia contro una piaga sanitaria planetaria si trasforma ben presto in qualcosa di forse pi&ugrave; orribile: il progressivo e totale annientamento delle pi&ugrave; elementari libert&agrave; individuali. Il romanzo non vuole ammiccare in alcun modo alle risibili teorie complottiste che hanno puerilmente proliferato durante lo sforzo bellico contro la pandemia da Covid-19, bens&igrave; vuole mettere a nudo tutte le fragilit&agrave; della nostra cultura e della nostra civilt&agrave; contemporanea, usando il <i>virus</i> come dura e calzante metafora della diffusione di una ideologia malata e mortale.<br />E, ovviamente, non pu&ograve; esserci spazio in questa tipologia di storia per un mieloso e insignificante lieto fine.