Completamente avulso dai luoghi, privato delle interazioni reali e fondato solo sull&rsquo;immagine, il modo di comunicare ha ormai perso il suo valore essenziale. La comunicazione reale accompagnata dalla gestualit&agrave; e dal linguaggio corporeo non appartiene quasi pi&ugrave; all&rsquo;era della virtualizzazione, in cui tutto &egrave; a portata di click e la velocit&agrave; &egrave; l&rsquo;essenza del nostro tempo.<br />In un secondo ci si trova immersi in una dimensione completamente diversa da quella che attualmente si vive, si gestiscono la propria vita e i rapporti sociali attraverso social sempre pi&ugrave; tentacolari e insidiosi. Purtroppo non siamo pi&ugrave; padroni del nostro tempo e vivere rispettando i ritmi naturali diventa sempre pi&ugrave; difficile. Ci si illude che l&rsquo;apporto dei social possa essere fondamentale per integrarsi e familiarizzare, ma in realt&agrave; non &egrave; cos&igrave;, spesso &egrave; solo un&rsquo;assurda vetrina in cui si mostrano gli aspetti pi&ugrave; vacui in una sorta di gara mediatica.<br />I pi&ugrave; esposti a tali pericoli sono proprio i giovani, che non riescono a non stare costantemente online, e a farne le spese sono i rapporti socio-culturali e l&rsquo;istruzione: sono in tanti ormai i ragazzi a?etti da disturbi dell&rsquo;attenzione.<br />Lual Tibermann mette il dito nella piaga dei nostri giorni, puntuale e critica; apre una parentesi molto interessante in <i>Vita: istruzioni per l&rsquo;uso, con l&rsquo;aiuto di un click</i>, un testo argomentativo che esprime il dramma dell&rsquo;et&agrave; moderna: l&rsquo;esclusione dell&rsquo;individuo in una societ&agrave; sempre pi&ugrave; online.