Del romanzo <i>Uno, nessuno e centomila</i> uscito a puntate nel 1926 sul settimanale <i>La fiera letteraria</i>, quando lo scrittore era gi&agrave; famoso in tutto il mondo, soprattutto per le sue opere teatrali, lo stesso Pirandello disse: &ldquo;Avrebbe dovuto essere il proemio alla mia produzione teatrale e invece finir&agrave; per essere un riepilogo. &Egrave; il romanzo della scomposizione della personalit&agrave;. Esso giunge alle conclusioni pi&ugrave; estreme, alle conseguenze pi&ugrave; lontane&rdquo;. Per questo, pur non mancando di una trama, il romanzo ha in moltissime pagine la struttura di un incalzante dialogo col lettore nel corso del quale l&rsquo;autore espone i capisaldi della sua concezione ideologica: l&rsquo;inesistenza di una realt&agrave; oggettiva valida per tutti, col conseguente scontro, ora paradossale ora drammatico, del modo <i>mio </i>di sentire e giudicare che non pu&ograve; coincidere col modo <i>tuo</i>; la perenne mutabilit&agrave; della coscienza col conseguente crollo della unit&agrave;, della compattezza dell&rsquo;io.