Autrice importante e da noi poco conosciuta, la marchesa di Lambert non &egrave; solo una finissima penna, moralista, pedagogista, trattatista delle maniere e&nbsp;<i>salonni&egrave;re</i>, di fatto &egrave; posta all&rsquo;intersezione di Ancien e Nouveau R&eacute;gime, di XVII e XVIII secolo, di Preziosismo e Illuminismo. Suoi grandi ammiratori furono Leopardi (che la cita a pi&ugrave; riprese nello&nbsp;<i>Zibaldone</i>) e Nietzsche. Poich&eacute; oggi si guarda a lei come a una sorta di filosofa del femminino, si presentano qui i suoi scritti sulla donna (circa la met&agrave; di tutta la sua opera). Gli&nbsp;<i>Avvisi di una madre alla propria figlia</i>, le&nbsp;<i>Riflessioni novissime sulle donne o Metafisica dell&rsquo;amore</i>, il&nbsp;<i>Trattato della vecchiaia e altri scritti minori</i>&nbsp;&ndash; mai prima tradotti in italiano &ndash; colmano un&rsquo;assenza vergognosa lunga tre secoli. Inoltre il saggio iniziale (<i>La bellezza che salva il mondo. Una mappa del lambertinage</i>) &egrave; &ndash; per sintesi stilosa e dottrina &ndash; quasi un libro nel libro, una gemma critica. In tempi di femminicidi e donne talebane brutalizzate, questo titolo di illuminata &ldquo;filoginia&rdquo; appare quanto mai attuale, anzi doveroso, per rammentare che l&rsquo;Europa &egrave; ancora una fiaccola di civilt&agrave; di contro a qualsivoglia oscurantismo bifolco.