ROMA SECONNO NOANTRI SSI VòI LA PAX PREPARATE LA GUERA VOL. I.docx. E-book. Formato PDF - 9788835363613
di Marco Biavati
edito da MARCO BIAVATI , 2020
Formato: PDF - Protezione: nessuna
L'osteria, fino alla metà del Novecento, era un tipico luogo di ritrovo serale popolare delle persone di sesso maschile; luogo di incontro e di socializzazione ha costituito per lungo tempo, uno dei pochi momenti di incontro e di scambio d'idee, in aggiunta alla chiesa e alla piazza. Dal dopo guerra ad oggi la frequentazione di questi locali è venuta sempre meno, negli ultimi anni però si è visto un rifiorire di questi locali che stanno recuperando la loro funzione di luogo di incontro per ambo i sessi. Nate come punti di ristoro lungo i tragitti da e verso la città o nei luoghi di maggiore scambio commerciale, le osterie si attrezzarono presto anche per dare ospitalità ai viandanti che dovevano passare la notte fuori casa, mettendo a disposizione camere da letto in affitto. Ma soprattutto erano luoghi dove il vino si mescolava con attività illecite, dal gioco d'azzardo alla prostituzione, in un binomio esplosivo che spesso sfociava in risse violente. L'interesse dell'autorità pontificia sulle osterie non si limitava soltanto alle tasse sul consumo. Con il pretesto di voler evitare truffe ai clienti sulla qualità e quantità del vino servito, nel 1588 Papa Sisto V impose che la bevanda fosse servita in brocche di vetro prodotte esclusivamente dall'ebreo Meier Maggino di Gabriello e sigillate dalla Camera apostolica. Un doppio guadagno, quindi, sia sulla mescita che sul consumo, con la giustificazione di alzare il prezzo con le tasse per limitare il consumo e ridurre le risse, e allo stesso tempo tutelare gli avventori che con le brocche di vetro controllavano che non fosse annacquato. Le tasse dipendevano dalla quantità di vino venduto. Un quattrino per una fojetta, cioè mezzo litro. Altre misure erano la mezza fojetta o quartino (1/4 di litro), il chirichetto(1/5 di litro) e il sospiro (1/10 di litro). Un tubbo equivaleva a un litro e un barzilai a due litri (dal nome del politico che era solito offrire vino in grandi brocche ai suoi elettori). A Roma la maggior parte delle osterie si trovava in zona Trastevere: nell'Ottocento se ne contavano quasi 600, frequentate da perditempo, prostitute, riottosi ma anche giornalisti e letterati. Le Grotte della Rupe Tarpea e Sora Rosa erano famose per gli ospiti: poeti e artisti. Nel menù spiccavano piatti tipici della tradizione popolare, come trippa, gallinaccio, abbacchio e pizza con le alici. È con queste premesse che voglio presentare la mia prima opera teatrale: “La Passatella de Tata Giove”, dove il mito stesso è vittima a sua volta di un altro racconto. La storia romana ha diritto di cittadinanza a Roma, e il dialetto romano ha diritto di cittadinanza letteraria su un’opera che viene rapportata così alla sensibilità e alla emotività del popolo romano. Forse proprio nel dialetto, e in un dialetto così universalmente noto in Italia come quello di Roma, la conoscenza e la divulgazione di questa opera può avere l’incontro, la realizzazione più congeniale. Si parlerà in seguito delle tre guerre mitridatiche. Ancora una volta, l’uomo darà il peggio di sé. Non deve meravigliare né scandalizzare il linguaggio popolare, che forse mette in evidenza la durezza e la ferocia di quei tempi lontani, di quel popolo organizzato, abituato ad uccidere, sia pure sotto l’egida sacrale degli dèi, gli uomini.
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9788835363613
Titolo
ROMA SECONNO NOANTRI SSI VòI LA PAX PREPARATE LA GUERA VOL. I.docx. E-book. Formato PDF
Autore
Editore
Data Pubblicazione
2020
Formato
PDF
Protezione
nessuna
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