Diciamolo subito: per la maggior parte degli studenti –<br/>e dei professori – la tesina per la laurea triennale è una<br/>scocciatura.<br/>Capita a mezza strada – la stragrande maggioranza degli<br/>iscritti prosegue gli studi con la laurea specialistica – senza<br/>che ci sia un tempo dedicato e soprattutto adeguato per<br/>stenderla.<br/>Generalmente non si sa “cosa metterci dentro”, il che<br/>aumenta il senso di spaesamento e di inutilità.<br/>È svalutata nel giudizio comune, con la conseguenza che<br/>interesse ed energie scemano verticalmente.<br/>Tutto ciò è vero. Ed è per buona parte frutto di una riforma<br/>che ha creato un guscio (la laurea triennale) riempiendolo<br/>di vuoto: ma quando si comincia “a fare sul serio”? Quando<br/>il cervello e il cuore dello studente dovranno fare la fatica<br/>dell’imparare, di affrontare le onde e gli scogli della conoscenza?<br/>Perché una strada che è, per natura, salita e sudore, viene<br/>resa indolore e insapore? Perché abbiamo dimenticato che la<br/>conoscenza è un frutto che si gusta nell’agone di Minerva?<br/>Tuttavia, come quasi tutto nella vita, anche la tesina può<br/>essere un’occasione.<br/>È necessario guardare ad essa con occhi nuovi, ripuliti<br/>dall’acqua di una domanda piuttosto semplice: Quid novi?,<br/>«cosa c’è di nuovo?». Cosa si può imparare di nuovo, di non<br/>ancora esperito da questa circostanza?<br/>Il libricino che hai tra le mani non ha altro scopo se non<br/>indicare i passi che si possono fare verso la meta, in occasione<br/>della tesina per la laurea triennale e in specie per la laurea in<br/>storia.<br/>E il viandante sei tu.<br/><br/>Dall'Introduzione dell'Autore