C&rsquo;era un cascinale tra Novara e Trecate, con un tenimento annesso coltivato ad orto.<br />Ci si giungeva per un viale senza alberi costeggiato da una siepe viva di robinie, che metteva nel cortile. In fondo al cortile c&rsquo;era la casa; dietro la casa si stendeva l&rsquo;orto.<br />A destra di chi entrava nel cortile passava una fonte, un canale scoperto, che serviva ad irrigare il terreno, a lavare erbaggi e panni, a far diguazzare le oche.&nbsp;La casa somigliava a tutte le case coloniche del basso novarese. Dalla parte della fonte, c&rsquo;era un fienile, e sotto il fienile la stalla. Nel corpo della casa, ai due lati, s&rsquo;aprivano due usci a terreno, che mettevano a due cucine. Quella a destra aveva annessa un&rsquo;altra camera, grande egualmente, che era stata divisa a met&agrave; da un tavolato, per farne un forno sul di dietro della casa, ed una stanza da letto sul davanti. Questo alloggio occupava due terzi del piano terreno. L&rsquo;altro terzo era formato dalla seconda cucina a sinistra.&nbsp;Una scala di legno, all&rsquo;aperto, metteva ad un balcone di legno anch&rsquo;esso, sul quale aprivano due usci, sovrastanti a quelli del piano terreno.&nbsp;L&rsquo;uscio a sinistra metteva in una camera da letto unica, come la cucina di sotto. L&rsquo;uscio a destra metteva a due camere da letto, una sopra la cucina, l&rsquo;altra sul forno e sulla cameruccia terrena.&nbsp;Quel cascinale s&rsquo;affittava in due lotti. Il primo &mdash; la cucina e la camera di sopra, con un terzo dell&rsquo;orto &mdash; era passato in parecchie mani, perch&eacute; era meschinuccio, e non ci si cavava da vivere. Nell&rsquo;altro pi&ugrave; grande, abitava da tempo immemorabile una famiglia Lavatelli, ormai ridotta al babbo ed alla mamma, con un figlio ed una figliola.