L&rsquo;arrivo a Taormina nel 1878 del barone tedesco omosessuale Wilhelm von Gloeden &egrave; stato considerato l&rsquo;inizio del turismo moderno della localit&agrave; siciliana. La relazione tra il fotografo e la comunit&agrave; locale, al di l&agrave; degli stereotipi e rappresentazioni tendenti a mitizzare gli anni tra la fine dell&rsquo;Ottocento e gli inizi del Novecento, &egrave; stata molto pi&ugrave; complessa, presentandosi per un verso come la colonizzazione, persino dei corpi adolescenti, da parte degli stranieri omosessuali nei confronti dei ragazzi siciliani; per un altro come l&rsquo;incorporazione da parte dei locali di modelli culturali &ldquo;altri&rdquo; per un uso rovesciato del potere economico e sociale.<br />Non una vicenda di costume, ma un vero e proprio conflitto sociale, dal quale alcuni sono usciti vinti (emigrati o emarginati dal contesto locale) o vincitori (nuovi ricchi, imprenditori turistici, divenuti tali perch&eacute; aiutati da un facoltoso &ldquo;amico&rdquo; straniero). La rappresentazione ideologica attraverso stereotipi legati alla cultura romantica del nord Europa e proiettati sul Sud d&rsquo;Italia ha, poi, durante tutto il Novecento, creato il mito dei luoghi come Taormina, Capri, Venezia, ritenuti libertari, tolleranti, un po&rsquo; greci, un po&rsquo; arabi, nei quali l&rsquo;omosessualit&agrave; assume funzioni ideologiche, sdogananti, destoricizzanti.<br />Il testo propone una lettura antropologica dell&rsquo;intera vicenda, con l&rsquo;ausilio di fonti originali, e ne svela il sostrato retorico e la natura politica.