Genova, vigilia di Natale del 1985. Un anno strategico. A Fiumicino l&rsquo;attacco terroristico di Abu Nidal scuote il governo Craxi. Il Pci guidato dal ligure Natta, in seguito all&rsquo;improvvisa morte di Enrico Berlinguer, perde dopo dieci anni la guida di Genova. La sinistra esce sconfitta anche dal referendum sulla scala mobile. Reagan lancia lo scudo spaziale, poi incontra a Ginevra il leader dell&rsquo;Urss: il nuovo segretario generale del Pcus &egrave; Gorbaciov che con la perestrojka spinge per una distensione fra i due blocchi. In questo panorama in forte evoluzione arriva a Genova un brillante super-scienziato sovietico per partecipare a una conferenza sul futuro del nucleare con un collega statunitense. Sar&agrave; la prima occasione di prova di dialogo tra Usa e Urss? Potrebbe essere cos&igrave;, ma il fisico di Mosca scompare misteriosamente poche ore prima del congresso, proprio dalla sede della Federazione comunista cittadina. &Egrave; il panico. Ed &egrave; a questo punto che entra in gioco l&rsquo;antica sezione Pci <i>Vapori</i>, retta da un gruppetto di &ldquo;nonni&rdquo;, gli ultimi comunisti duri e puri, innamorati dell&rsquo;Unione Sovietica e della Rivoluzione di Ottobre. I dirigenti locali del partito ne hanno deciso la chiusura, ufficialmente per mancanza di iscritti. Gli anziani compagni sono in ebollizione, svuotano con rabbia e rimpianti la loro &ldquo;casa politica&rdquo; a ridosso della darsena portuale, rileggendo le loro storie e riempiendo le casse di copie della &ldquo;Pravda&rdquo; e discorsi di Palmiro Togliatti. Ecco che alla porta della <i>Vapori </i>in piena notte bussa proprio il fisico sovietico in fuga perch&eacute; troppo innamorato dell&rsquo;Italia, dell&rsquo;arte italiana e di un grande dipinto, in particolare: <i>La battaglia di Anghiari </i>di Leonardo da Vinci. Ma la fuga di Andrej Sergeevic Prozorov in realt&agrave; nasconde un pesante segreto privato&hellip; E i vecchi compagni, per riscatto, decidono di disobbedire e accompagnarlo in camper in questa incredibile &ldquo;vacanza&rdquo; italiana inseguiti da agenti segreti, spie e misteriosi dirigenti del partito sempre in incognito, mentre da Roma Craxi, Andreotti e Natta osservano preoccupati. Un <i>feuilleton</i> tinto giallo tra cronaca, storia, politica e arte.<br /><br /><b>Mario Paternostro</b>, &egrave; nato a Genova nel 1947. Dopo la laurea in Giurisprudenza ha scelto il giornalismo. Prima a &ldquo;Il Lavoro&rdquo;, lo storico quotidiano socialista, poi al &ldquo;Giornale Nuovo&rdquo; di Indro Montanelli e, infine, a &ldquo;Il Secolo XIX&rdquo; dove &egrave; rimasto ventisei anni come capocronista, capo della Cultura, inviato di politica e vicedirettore. Dal Decimonono &egrave; passato alla tv privata Primocanale, di cui &egrave; stato direttore responsabile per undici anni, direttore editoriale e presidente. Ora collabora come autore e conduttore di Terza, trasmissione di cultura e societ&agrave;. Ha scritto <i>Le buone societ&agrave; </i>per Costa &amp; Nolan, <i>Genovesi</i>, <i>Lezioni di Piano </i>e <i>Viaggiatori</i> <i>mangianti </i>per De Ferrari, passando poi ai romanzi noir con <i>Troppe buone ragioni </i>e <i>Il sangue delle rondin</i>i per Il Melangolo e <i>Le povere signore Gallardo </i>e <i>B&eacute;same mucho </i>con Mondadori.<i> </i>Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato <i>Il Cardinale deve morire</i>.