Nel porgere a Matteo Marrone questa raccolta di studi, per incarico – a me assai grato – dei curatori, sento di dover in primo luogo cercare di farmi interprete delle motivazioni che hanno indotto tanti illustri Studiosi a partecipare con il loro contributo alla realizzazione della presente iniziativa. Motivazioni che ritengo tutte riconducibili, in essenza, al desiderio di ciascuno di render omaggio a un maestro unanimemente apprezzato per l’indiscusso valore dei suoi apporti alla scienza del diritto romano, nonché per quel particolare tratto di affabile signorilità che ne ha sempre caratterizzato il profilo umano. A questo corale riconoscimento vorrei poi unire sommessamente una mia nota personale. Non tutti sanno dell’ammirevole modestia con cui Matteo Marrone suole insistere, ogni qual volta gliene si presenti l’occasione, nel professarsi discepolo di Bernardo Albanese, venendo in tal modo ad affratellarsi a noi, allievi di questo compianto e venerato Maestro, al quale pure lo legava, in un rapporto d’ideale parità, la comune, diretta discendenza da Lauro Chiazzese. Ora, in questa sua volontaria rinunzia a ciò che avrebbe potuto dargli titolo a una giusta pretesa di superiorità gerarchica – così contrastante, per inciso, con quel farisaico attaccamento al posto di prima fila, tanto diffuso purtroppo nell’Università di oggi – in questa rinunzia, dicevo, io non esiterei a ravvisare una commovente ragione in più per stringerci tutti intorno al Nostro, nel caloroso, augurale festeggiamento dei suoi onorati novant’anni.