Bangkok &ndash;&nbsp;5 citt&agrave; della collana &ldquo;Le citt&agrave; visibili&rdquo; &ndash;, la citt&agrave; rizomatica, nell&rsquo;ottica delle trasformazioni, un percorso di modifica in atto ormai da lungo tempo. E sembra che Bangkok si adatti plasticamente a tutti i cambiamenti e a tutte le fluttuazioni della contemporaneit&agrave;. Dal Covid, alla guerra in Ucraina, dal rinascere degli autoritarismi asiatici, al fenomeno della tribalizzazione. Come epifenomeni Bangkok &egrave; un catalogo delle sindromi che connotano il Sudest asiatico: il governo militare, gli intrighi di palazzo, la corruzione, le divisioni in caste-classi, l&rsquo;economia di frontiera. Pi&ugrave; il grande specifico della Thailandia, la casa reale e il tab&ugrave; che la circonda. Un classico esempio di totem&amp;tab&ugrave;.<br />Nonostante Bangkok si riveli sempre di pi&ugrave; un laboratorio della complessit&agrave;, un incubatore di quel &ldquo;pensiero debole&rdquo; che ha preso atto della dissoluzione delle certezze e dei valori assoluti, da molti &egrave; rappresentata con un certo torbido compiacimento, come un santuario di vizi, un &ldquo;cuore di tenebra&rdquo;. La verticalit&agrave; &egrave; una delle linee guida cui s&rsquo;ispira questa &ldquo;Bangkok&rdquo;, che rappresenta una metropoli postmoderna in cui le differenze si sviluppano in altezza anzich&eacute; orizzontalmente.