I fondamentalismi religiosi rappresentano una delle principali sfide politiche e culturali del XXI secolo, una sfida di fronte a cui il mondo di sinistra sembra impotente. Il fondamentalismo non è certo prerogativa di una religione in particolare: su MicroMega 8/2016 una rassegna, peraltro non esaustiva, dimostra che un'inclinazione fondamentalista, seme da cui nascono movimenti politici conservatori e reazionari, è insita in qualunque fede, persino quelle che per loro 'natura' ne dovrebbero essere immuni. E così ci troviamo di fronte a monaci buddisti, religione che in Occidente è praticamente sinonimo di pace e tolleranza, protagonisti di veri e proprio massacri ai danni delle minoranze religiose, in particolare quella musulmana in alcuni paesi asiatici (Danila Berloffa), mentre in India una religione originariamente estremamente composita e 'pluralista' come l'induismo è stata trasformata in un criterio di appartenenza etnico e nazionalista, con l'invenzione del concetto di 'induità' (Elena Valdameri). Ogni volta che la religione incontra il potere politico il risultato mette a rischio pace e democrazia, come dimostra il caso del sionismo religioso in Israele (Giorgio Gomel). La storia del cristianesimo è, da questo punto di vista, emblematica. E purtroppo anche il suo presente: negli Stati Uniti il fondamentalismo di alcune sette protestanti può giungere persino a imbracciare il fucile contro i medici che praticano l'aborto (Marco d'Eramo) e in Polonia stiamo assistendo a un pericolosissimo rigurgito di fondamentalismo cattolico (Daniele Stasi). I fondamentalisti non disdegnano neanche di allearsi tra loro, quando c'è da portare avanti battaglie reazionarie e antiliberali (Brian Whitaker)...