<u><b>QUESTO LIBRO &Egrave; A LAYOUT FISSO</b></u><br /><br />Nel 1887, la reporter Nellie Bly, fingendosi una rifugiata afflitta da paranoia, si fece rinchiudere nel manicomio dell&rsquo;isola Blackwell, allo scopo di scoprire le condizioni di vita delle donne ricoverate.<br /><i>&ldquo;Battevo i denti e tremavo, il corpo livido per il freddo che attanagliava le mie membra. All&rsquo;improvviso, tre secchi di acqua gelida mi furono versati sulla testa, tanto che ne ebbi gli occhi, la bocca e le narici invase. Quando, scossa da tremiti incontrollabili, pensavo che sarei affogata, mi trascinarono fuori dalla vasca. Fu in quel momento che mi sentii realmente prossima alla follia&rdquo;.</i><br />Nel suo reportage, Nellie Bly racconta i soprusi e le violenze che le pazienti subivano per opera di crudeli infermiere e medici poco capaci.<br /><i>&ldquo;Prendi una donna perfettamente sana, rinchiudila in una stanza gelida e costringila a sedere dalle 6 del mattino alle 8 di sera, impedendole di muoversi e&nbsp; di parlare, alimentala con pessimo cibo, senza mai darle notizie di ci&ograve; che accade nel resto del mondo e vedrai come, ben presto, la condurrai alla follia. Due mesi sono sufficienti a provocarle un vero e proprio esaurimento fisico e mentale&rdquo;.&nbsp; </i><br />Grazie al suo reportage, una commissione stanzi&ograve; 1.000.000 di dollari per apportare una riforma degli istituti di igiene mentale.<br /><b>Nellie Bly</b>, pseudonimo di Elizabeth Jane Cochran (1864 &ndash; 1922) fu la prima giornalista investigativa.&nbsp;