Che cosa potrebbe mai accomunare due personalit&agrave; apparentemente cos&igrave; diverse e vissute per di pi&ugrave; a cinque secoli di distanza l&rsquo;una dall&rsquo;altra come Piero Della Francesca e Arturo Reghini? Che cosa potrebbe accomunare uno dei massimi artisti del Rinascimento, autore di opere immortali come la&nbsp;<i>Flagellazione di Cristo</i>, il&nbsp;<i>Polittico della Misericordia</i>, la&nbsp;<i>Madonna del Parto</i>&nbsp;e la&nbsp;<i>Pala di Brera</i>, ad un matematico, filosofo, esoterista e libero muratore del XX&deg; secolo?<br />Molto pi&ugrave; di quanto si pensi! Furono entrambi due grandissimi iniziati, costantemente alla ricerca della conoscenza della natura e della comprensione delle forze che la regolano, appartennero entrambi ad una delle massime tradizioni misteriche che la storia abbia mai conosciuto, quella eleusino-pitagorica, e furono soprattutto due grandissimi matematici.<br />Non &egrave; certamente un caso che sia Piero Della Francesca che Arturo Reghini, pur essendo vissuti in epoche diverse, siano entrambi appartenuti a quella stessa tradizione iniziatica di cui Giorgio Gemisto Pletone fu Gran Maestro e continuatore, quella Tradizione che, dal Concilio di Firenze del 1439 in poi, trasfer&igrave; proprio nella capitale del Rinascimento la propria sede, mantenendovela fino al XVIII&deg; secolo e influendo non poco sulle principali vicende di quei tempi, dalle scoperte scientifiche di Galileo Galilei, di Mikolaj Kopernik e Johannes Kepler, fino alla &ldquo;scoperta&rdquo; dell&rsquo;America. E Piero Della Francesca seppe incarnare al meglio, senz&rsquo;altro pi&ugrave; di molti altri, le qualit&agrave; di iniziato pitagorico: fu al contempo un genio matematico e un artista, un filosofo e uno scienziato e un profondo conoscitore sia del microcosmo dell&rsquo;animo umano che del macrocosmo universale. Come seppe incarnarle, in pieno XX&deg; secolo, Arturo Reghini, insigne matematico, esoterista, filosofo e libero muratore,&nbsp;<i>Pythagoricus Latomusque Insignis</i>, come reca incisa la sua lapide nel cimitero di Budrio.