Bonela, centro Sardegna, fine anni &rsquo;60, carnevale: il maresciallo dei carabinieri Dioguardi &egrave; alle prese con la sua seconda indagine nel &ldquo;cuore nero&rdquo; di una Sardegna che sembra immobile nel tempo, un tempo fatto di pietra: Narciso Aggius, un servo pastore al servizio di Tonneddu Corrias viene trovato ucciso con la testa sfondata, modalit&agrave; omicidiarie che qualcuno rimanda al cosiddetto &ldquo;Codice barbaricino&rdquo;, regole millenarie che sembrano ancora disciplinare la societ&agrave; sarda. A questo si aggiungono i torbidi rapporti all&rsquo;interno della famiglia Corrias: Narciso Aggius ufficialmente &egrave; un orfano raccolto da Tonneddu Corrias per piet&agrave; cristiana, ma le voci ufficiose lo dicono figlio bastardo di Antonia Muscau, moglie di Tonneddu; Gesuino, il figlio naturale dei Corrias, &egrave; un uomo debole succube di un padre dispotico e di una moglie, Chiarella Fadda, che trova rifugio in un rapporto adulterino proprio con Narciso, contemporaneamente insidiata e concupita dal suocero. Gesuino finir&agrave; suicida. Che in tutto questo c&rsquo;entri la rapacit&agrave; di Tonneddu Corrias col suo onore ferito dal rifiuto della donna, al punto da istigare, poi, il figlio al suicidio? Oppure il timore che &ldquo;la roba&rdquo; possa finire a un bastardo? E se la verit&agrave;, invece, fosse da cercare tra le pieghe di un mondo arcaico dove antiche divinit&agrave; sanguinarie pretendono riti sacrificali? A complicare ulteriormente la vicenda c&rsquo;&egrave; la morte di un vecchio pastore ucciso con un moschetto, un residuato bellico. &Egrave; una Sardegna che sembra combattere tra arcaicit&agrave; e modernit&agrave;, in bilico sul crinale di un cambiamento epocale, dove, in certi cuori antichi, possono ancora albergare sentimenti di una brutalit&agrave; selvaggia, ma &ldquo;i cuori nuovi&rdquo; ne stanno ormai prendendo il posto e niente sar&agrave; pi&ugrave; come prima. Questa &egrave; la convinzione di Carmine Dioguardi, di sua moglie, che veglia su di lui e lo consiglia, e, soprattutto, di Matteo Ricciu, un ex maresciallo, che conosce bene quella terra e i suoi abitanti.<br /><br /><b>Nicola Verde</b> &egrave; nato a Succivo (CE) il primo marzo 1951, &egrave; sposato e ha un figlio; vive a Roma. Vincitore di alcuni prestigiosi premi dedicati al giallo, alla fantascienza e al fantastico, &egrave; presente in numerosissime antologie (Giallo Mondadori, Hobby &amp; Work, Del Vecchio, Perdisa, Dario Flaccovio, Robin, Fratelli Frilli Editori, Delos ecc.). Ha pubblicato i seguenti romanzi: <i>Sa morte secada</i>, (Dario Flaccovio ed. 2004; Delos Digital 2015; Fratelli Frilli Editori ed. 2020; 2/7/2021 in edicola con &ldquo;La Nuova Sardegna&rdquo;) prefazione di Luigi Bernardi, semifinalista al premio Scerbanenco; <i>Un&rsquo;altra verit&agrave;</i>, (Dario Flaccovio ed. 2007), prefazione di Marcello Fois, vincitore del premio Qualit&agrave; editori indipendenti; <i>Le segrete vie del</i> <i>Maestrale</i>, (Hobby &amp; Work 2008), prefazione di Ben Pastor, finalista al Festival Mediterraneo del giallo e del noir; <i>La sconosciuta del lago</i>, (Hobby &amp; Work 2011), liberamente ispirato al caso di Antonietta Longo, la decapitata di Castelgandolfo (il romanzo &egrave; stato vincitore della sez. romanzi storici al Festival Mediterraneo del giallo e del noir); <i>Verit&agrave; imperfette </i>(Del Vecchio 2014), &ldquo;romanzo noir a pi&ugrave; mani a incastri multipli&rdquo;; <i>Il marchio</i> <i>della bestia </i>(Parallelo45 2017), quarto romanzo della &ldquo;serie sarda&rdquo;; <i>Il vangelo del boia </i>(Newton Compton 2017) gi&agrave; finalista al Tedeschi, &egrave; stato semifinalista allo Scerbanenco e finalista al premio Acqui Storia 2018, sezione romanzi storici; <i>Mastro Titta e l&rsquo;accusa del sangue </i>(Fratelli Frilli Editori 2021) finalista al Premio Letterario Giorgione; <i>Il profumo dello stramonio </i>(La Lepre ed. 2021).