Scrivere d&rsquo;amore: quello per la propria famiglia e per la propria citt&agrave;. Questa era la missione di Oksana Stomina, nata in Ucraina, a Mariupol, in una famiglia russofona che abitava l&igrave; da generazioni. Ha ereditato dai genitori l&rsquo;amore per la scrittura: suo padre scriveva prosa e la madre invece, si dedicava alle poesie d&rsquo;infanzia.&nbsp;<br />Dall&rsquo;alto della sua casa, affacciata sul Teatro dell&rsquo;opera, Oksana ammirava Mariupol. Ne decantava la bellezza nelle sue poesie e cercava i luoghi storici da valorizzare. Come molti altri abitanti della citt&agrave;, usava il russo per esprimersi, visto che l&rsquo;ucraino non era nemmeno studiato nella scuola da lei frequentata.<br /><br />Tutto &egrave; cambiato con l&rsquo;arrivo del 2014, quando la citt&agrave; &egrave; stata presa di mira dai primi bombardamenti russi. Oksana non ha voluto migrare verso le zone pi&ugrave; sicure: si sentiva come una guardiana della citt&agrave;, costretta a restare per aiutare gli altri. Come volontaria, Oksana era testimone oculare delle conseguenze della guerra grazie ai suoi contatti con gli abitanti della zona di combattimento e ai profughi. Queste testimonianze orali sono confluite nel libro de lei editato <i>&ldquo;Sul vivo. Diari attorno alla guerra.&rdquo; </i>e poi nel volume di prosa <i>&ldquo;Gli atomi del destino&rdquo;.</i>