<i>Erano due donne un carretto ed un cane. Andavano lungo l&rsquo;argine del fiume, dopo il tramonto, verso una grossa borgata di cui si vedeva appena brillar qualche lume sull&rsquo;altra sponda.</i><br /><i>Il carretto a due ruote, carico di m&egrave;stoli, scodelle, c&agrave;ndole e candolini, e di altri oggetti in legno, era trascinato da una delle donne che, attaccata alle stanghe per mezzo d&rsquo;una cinghia che le passava sotto le ascelle, tirava innanzi animosamente tra le buche e il fango della strada.</i><br /><i>Veramente, bench&egrave; alta e complessa con larghe spalle di montanara, era ella piuttosto una bambina che una donna, di tredici o quattordici anni appena, con un visotto tondo ed ingenuo, e due begli occhi azzurri dall&rsquo;espressione infantile.</i><br /><i>Pur seguitando a fare bravamente il suo ufficio di cavallo, si voltava di tratto in tratto con visibile ansia a guardare la madre che, fiancheggiando il carretto e posando la mano sulla sponda di esso, faceva l&rsquo;atto di sospingerlo, ma in realt&agrave; vi si appoggiava sopra stancamente, trascinando a fatica i grossi piedi calzati delle scarputis.</i>