Il libro nasce dalla convinzione che la potenza degli archetipi - le forme primitive che sono alla base delle espressioni mitiche e/o re-ligiose dell'Umanità, dei quali le illustrazioni delle prime ventidue carte dei Tarocchi sono una fulgida rappresentazione - si potesse declinare anche attraverso l'esperienza del senso del gusto. Irriverente, o forse soltanto impertinente, la convinzione si rafforza quando sfogliando testi d’antropologia, erboristeria, storia dell'ali-mentazione, e non solo, si scopre che dalla notte dei tempi a frutti, fiori, erbe ed animali, e tanti loro derivati, sono stati attribuiti signi-ficati simbolici. Forse nelle nostre cucine possono realizzarsi straor-dinarie alchimie, anche senza ampolle e alambicchi di rame, tra un freezer ed un frullatore, con una pentola antiaderente ed un coperchio di silicone? Di certo l'alchimia non è solamente la madre della moderna chimica: così come non è solamente una via di perfezionismo spirituale. La grandezza di quell’arte antica sta, infatti, nel coinvolgere e legare insieme il mondo della materia e il mondo dello spirito, in un'unione fertile e fruttuosa. Il libro suggerisce anche "l'ingrediente segreto", l'addensante dei due Mondi, come il Roux nelle salse e la fecola nel cioccolato caldo.