L&#39;Eden perduto di Eva con il suo Adamo, a cui ci rimandano, continuamente, i <i>pensieri di parole semplici </i>di <b>Paola</b>, &egrave; immagine di una patria ancestrale a cui aneliamo sin da bambini. Impariamo a parlare per dare voce a quella profonda tensione che anima il nostro sentire: consegnarci ad un altro, all&rsquo;altro da noi, rispetto al quale vogliamo riconoscerci, ogni giorno, come un nuovo &ldquo;io&rdquo;, in un dialogo cercato o improvviso, dove la parola ci rende nudi! S&igrave;, sia essa vera, corrispondente al nostro intimo, sia essa bugiarda, sempre il nostro dirci parla di noi e del nostro viaggio nell&rsquo;esistere, suggerendo rotte da intraprendere e porti da conoscere. La parola &egrave; la vera casa dell&rsquo;uomo! I silenzi, sono oasi di ristoro in cui fermarci, per alimentarci e dissetarci, prima di riprendere il cammino. O i cammini! Di quante strade potremmo raccontare? Quante rotte ha rincorso il nostro cuore, fidandosi, talune volte, altre ignorandolo, il GPS del nostro cuore?<br /><br />Scorrendo l&rsquo;<b>Itaca ritrovata </b>navighiamo e voliamo e atterriamo e ci perdiamo e desideriamo ristoro e ripartenze, insieme con Paola. Il suo verso: &laquo;non c &egrave; dolore nel dolore, ma solo ferite&raquo; scava un solco ben preciso tra le righe sparse dei suoi versi, sovrapponendo, anzi, intrecciando, nella fluidit&agrave; dell&rsquo;acqua, la vita con l&rsquo;amore. &laquo;Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze&raquo;, recita una poesia dell&rsquo;inquieto Konstantinos Kavafis, a cui mi ha riportato il testo di Paola: &laquo;Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull&rsquo;isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca&raquo;. Il ritorno ad Itaca suppone una partenza avvenuta. Siamo stati gettati alla vita e chiamati ad un viaggio, pi&ugrave; o meno breve, tra le onde di un mare esistenziale non sempre facile da solcare, ma se &laquo;custodisco sogni non ancora svaniti nella conchiglia del mio piccolo cuore&raquo;, scrive Paola, &laquo;sar&ograve; acqua per i deserti miei&raquo;. Mai sazia del tutto. Mai dissetata del tutto.<br /><br />&laquo;Come le stelle cadenti<br />ci sono persone che<br />passano nelle nostre vite<br />l&rsquo;attraversano in un lampo<br />e la cambiano per sempre&raquo;.<br /><br />La memoria di tali passaggi di incontri amati &egrave; atto sacro. La soglia della perdita pu&ograve; aprirci, per&ograve;, su lidi ancora sconosciuti, dove il familiare suono del mare ci riporter&agrave; sempre e di nuovo, in ogni caso, nonostante la perdita del sentiero intrapreso, nell&rsquo;intimit&agrave; del cuore. Ritrovata o meno, sia Itaca il nostro orizzonte aperto.<br /><br />Prefazione di <b>Enrichetta Cesarale</b>.<br /><br />Foto di copertina: <i>olio su tela</i> di <b>Antonio Tagliamonte</b>, 2001.