Sessanta giorni, questo il tempo che a una donna &egrave; concesso prima di dover dire addio al padre, affetto da una forma fulminante di cancro. La trafila in ospedale, la speranza alimentata da una cura e l&rsquo;illusione di poter credere, fino alla fine, che esista una via d&rsquo;uscita. In una sorta di dialogo interiore con l&rsquo;uomo scomparso, l&rsquo;autrice ci pone dinanzi a un dilemma etico: in che modo deve rendersi dignitosa la fine di un&rsquo;esistenza? Chi pu&ograve; arrogarsi il diritto di stabilire quando il tempo sia finito? Tra rassicurazioni e non detti, angosce e speranze, il libro &egrave; un invito all&rsquo;onest&agrave; nei confronti di chi soffre e un monito affinch&eacute; nessuna morte finisca nell&rsquo;oblio come una goccia nel mare.<br /><br /><b>Patrizia Mattei</b> &egrave; nata e vive in Toscana, classe 1974, &egrave; una semplice operaia del settore terziario che da accanita lettrice, per una volta ha varcato il confine e si &egrave; improvvisata scrittrice, la rabbia e il dolore per la perdita del padre l&rsquo;hanno spinta a scrivere queste pagine. <i>Sessanta giorni. La dignit&agrave; della fine</i> &egrave; il suo romanzo d&rsquo;esordio.<br />