Il concetto di &laquo;discorso interno&raquo; (in russo vnutrenn&acirc;&acirc; rec&rsquo;) fu elaborato dallo psicologo russo Lev Vygotskij negli anni Trenta. La caratteristica pi&ugrave; saliente di questo linguaggio interno, dal punto di vista di un traduttore, &egrave; che &egrave; continuo, e non discreto come il linguaggio verbale.<br />Mentre il linguaggio verbale &egrave; scomponibile in unit&agrave; minime &ndash; le lettere &ndash; e quindi in un certo senso &egrave; formato da entit&agrave; prefabbricate, il linguaggio mentale interno non &egrave; scomponibile, ma &egrave; percepito come qualcosa di &laquo;continuo&raquo;.<br />Il &ldquo;colpo d&rsquo;occhio&rdquo; che abbiamo quando guardiamo anche solo per un secondo un paesaggio o un quadro &egrave; possibile grazie al linguaggio interno, con quello discreto non sarebbe possibile.<br />I due emisferi cerebrali sono diversi: uno &egrave; continuo, l&rsquo;altro discreto. Lotman ci dice che la reciproca intraducibilit&agrave; tra i due emisferi &ndash; l&rsquo;impossibilit&agrave; per l&rsquo;emisfero destro di capire del tutto l&rsquo;emisfero sinistro e viceversa &ndash; sta alla base della creazione di senso.<br />Qui Torop, successore di Lotman &nbsp;a capo del mitico dipartimento di semiotica di Tartu, usa a modo suo il concetto di &ldquo;discorso interno&rdquo; applicandolo alla sequenza degli autoritratti di Lotman, e ne ricava una sorta di sintetica autobiografia reinterpretata.&nbsp;<br />&Egrave; un esperimento molto ben riuscito. Ne abbiamo preparato una versione italiana, certo che trover&agrave; riscontro presso il pubblico italofono.<br />&nbsp;