Manu Chao &egrave; un musicista particolare, che fa le cose in maniera diversa. Lo era a inizio carriera quando emergeva dalle periferie di Parigi insieme alla sua band, la Mano Negra, e lo &egrave; oggi che &egrave; un artista amato in tutto il mondo con milioni di dischi venduti e concerti sempre esauriti. Eppure resta uno che preferisce dormire sui pavimenti degli amici piuttosto che in hotel a cinque stelle, un attivista anti-globalizzazione che frequenta gli zapatisti in Chiapas, i Sem Terra in Brasile oppure le prostitute che protestano per i propri diritti a Madrid invece dei party esclusivi che lo status di rockstar planetaria gli consentirebbe. Sempre schierato dalla parte degli ultimi, dei diseredati, degli sconfitti.<br />Per cinque anni lo scrittore inglese Peter Culshaw ha seguito Manu Chao nei suoi viaggi in tutto il mondo, dal Sahara al Brasile, da Buenos Aires &ndash; dove stava registrando un disco con i pazienti di un centro per i disturbi mentali &ndash; all&rsquo;Europa, fino all&rsquo;epicentro del &ldquo;grande diavolo&rdquo;: gli Stati Uniti. Quello che ne &egrave; venuto fuori &egrave; una delle biografie musicali pi&ugrave; affascinanti che mai siano state scritte, in cui si racconta la vita e il percorso umano di un artista diverso, inafferrabile, tanto fedele al proprio spirito quanto lontano dalle politiche commerciali che oggi governano il mondo.