Il nostro tempo &egrave; travolto da un fortissimo e doloroso senso della fine, che assume a livello planetario l&rsquo;aspetto delle molteplici catastrofi ambientali e pandemiche che ci minacciano, e a livello esistenziale si manifesta come depressivit&agrave;, esaurimento nervoso e pi&ugrave; o meno cupa disperazione dilaganti.<br /><br />Che cosa sta succedendo? Che cosa sta finendo? Di che cosa ci parlano tutti questi ultimatum che risuonano nel nostro quotidiano? Ci potr&agrave; essere un rivolgimento, un cambiamento di direzione, potremo iniziare un cammino di guarigione da tutta questa angoscia paralizzante? E come?<br /><br />Sono queste le domande che Marco Guzzi pose a Raimon Panikkar in questo dialogo del 1988, realizzato per Radio Due a Tavertet, un paesino vicino Barcellona, dove Panikkar si era ritirato, dopo aver compiuto 70 anni. Quelle domande sono oggi pi&ugrave; attuali e necessarie che mai, in un clima culturale che sembra divenire sempre pi&ugrave; sordo e cieco, privo di parole viventi, e capaci di orientare.