Una sovrintendente alle Belle Arti in missione a Catania e necessariamente in cerca d’alloggio, rimane subito affascinata da una palazzina liberty con una facciata di terracotta a rilievo di grande bellezza, nonostante la lunga sottomissione al tempo. Un tempo che è andato sfumandone delicatamente il colore, senza quasi intaccarne le forme. Combattuta per un po' dall'impegno gravoso che sarebbe andata ad assumersi avviandone il restauro, decide alfine di accettare la sfida. E a mano a mano che le giungono voci dal passato e va emergendo la straordinarietà di quel luogo, sollecitata dai meandri di una coscienza in perenne travaglio creativo, ella finirà per tramutarsi in voce narrante di quegli echi. Avviene poi che indugiando tra quelle mura e i suoi dintorni in compagnia di testimoni quasi esclusivamente femminili, finirà per constatare che quel color rosa che aveva ispirato il titolo del suo diario di bordo, aveva nel frattempo assunto un doppio simbolismo.