Laura &egrave; una studentessa dell&rsquo;Universit&agrave; Orientale di Napoli, al primo anno di corso di Lingua cinese. Viene dalla Romagna e ha la passione delle arti marziali; da poco giunta nella grande citt&agrave; del Sud si sente un po&rsquo; spaesata, ma un gruppo di colleghi (che diventeranno poi suoi amici) l&rsquo;aiuter&agrave; a ritrovarsi, o forse a perdersi? Laura ha scoperto infatti, nel frattempo, l&rsquo;antica storia di un giovane cinese, che come la sua &egrave; sospesa tra Oriente e Occidente, libert&agrave; e dottrina.<br /><br /><i>&ldquo;</i>Non aveva visto male, erano due bambini cinesi, di nove o dieci anni. Il pi&ugrave; vicino ai piedi della Madonna, ritratto di profilo, indossava un tipico copricapo cinese a pagoda di colore rosso, da cui spuntavano corti capelli neri e lisci, e una tunica blu, che sembrava troppo grande per lui, con risvolti di raso giallo. Le sue mani erano esili e affusolate, incrociate sul petto; aveva un naso piccolo e regolare, come l&rsquo;unico orecchio che la prospettiva permetteva di osservare. Il taglio a mandorla dell&rsquo;occhio ritratto svelava inequivocabilmente la sua origine, le labbra rosa e carnose di bimbo sorridevano serene: pi&ugrave; che della Madonna sembrava in adorazione dei suoi piedi. Dietro di lui, in penombra, l&rsquo;altro fanciullo, di cui si scorgevano il collo e parte del volto, sembrava eseguito con un tratto pi&ugrave; frettoloso e meno particolareggiato: casacca e berretto blu, frangetta alla francescana, naso pi&ugrave; lungo del suo amico e gli stessi, inconfondibili occhi a mandorla<i>&rdquo;</i>.