&ldquo;Non c&#39;&egrave; cosa migliore da fare &ndash; durante un lungo viaggio in treno &ndash; che abbandonarsi ai pensieri; per me &egrave; l&#39;unico momento in cui non ho l&#39;obbligo di dare loro un ordine, nessuna voce interiore che mi dica &#39;non distrarti&#39;.&rdquo;<br /><br />Cos&igrave; scrive Werner Grunwald nel suo diario personale. &Egrave; il 20 settembre del 1939. Quel treno lo sta portando verso il suo futuro posto di lavoro. Un istituto creato per lenire le sofferenze di malati mentali. Lui sa ed &egrave; orgoglioso del fatto che operer&agrave; per il bene della Germania, esattamente come fanno i suoi amici Heinrich Schultz, medico nel campo di concentramento di Dachau, e Klaus Steiner, antropologo e ricercatore. Legati da un&#39;amicizia fraterna e da una forte ideologia politica, ciascuno affronter&agrave; la guerra in maniera diversa. Si divideranno senza rivedersi mai, ma comunque fedeli a loro stessi.<br /><br /><b>&quot;Gott mit uns</b> &egrave; una finestra che si affaccia <i>sull&rsquo;altra</i> prospettiva, penetra negli eventi che gli sconfitti hanno sub&igrave;to, sviscera i pensieri di coloro che hanno partecipato al nazionalsocialismo da protagonisti, e non da antagonisti.&quot;