Nell&rsquo;immaginario collettivo, dentro e fuori della Gran Bretagna, Riccardo I &laquo;Cuor di Leone&raquo; &egrave; assurto a simbolo dello chevalier sans peur et sans reproche. Fu uno dei pi&ugrave; grandi condottieri inglesi, un soldato di altissimo valore e di ineguagliabile ardimento; sempre fra i primi, con l&rsquo;esempio trascinava i suoi uomini a nuovi atti di eroismo. Quest&rsquo;immagine stereotipata, veicolata dalle ballate anglo-sassoni, ha trovato la sua pi&ugrave; compiuta sublimazione letteraria nell&rsquo;Ivanhoe di sir Walter Scott, ma l&rsquo;indagine storiografica ha, da tempo, di molto sfrondato tali romanticherie.<br /><br />In questo libro si viene a dimostrare che, nei fatti, Riccardo dovette indossare una &laquo;maschera&raquo; &ndash; che egli stesso si impose, data la sua personale posizione &ndash; del re cristiano, generoso, benefattore, mistico soldato della Crociata, sotto la quale stava il &laquo;volto&raquo; autentico di un normanno, crudele, selvaggio, sanguinario, volubile, avido di ricchezze. Le sue azioni, nel bene e nel male, risentono del contrasto fra essere e apparire, fra il suo status di re e i suoi impulsi celati. Talora prevaleva la maschera, talora il volto: donde l&rsquo;evidente contraddittoriet&agrave; dei suoi comportamenti.