&Egrave; un messaggio forte quello che Sabrina Monno lancia attraverso i suoi versi. Senza sconti, sfruttando al meglio le potenzialit&agrave; del linguaggio, la nostra autrice delinea una realt&agrave; cruda, violenta, bulimica, appunto, come recita lo stesso titolo. L&rsquo;eccesso di stimoli, di immagini, di maschere e pagliacci in celluloide, illude l&rsquo;essere umano che va alla ricerca di se stesso senza, per&ograve;, alcun risultato.<br />In tutto ci&ograve; per&ograve; l&rsquo;elemento salvifico &egrave; rappresentato proprio dalla lirica, che diventa occasione di sfogo, unica compagna in una societ&agrave; dove ognuno cerca un&rsquo;egoistica quanto illusoria redenzione. Cos&igrave; questa silloge, che riporta alla mente una lettura platonica dell&rsquo;esistenza, in un&rsquo;apparente disastro sociale, &egrave; punto di approdo, esempio per coloro che, come la nostra poetessa, si sentono spettatori di una realt&agrave; che non condividono ma di cui, a differenza della massa, sono coscienti. &Egrave; la presa di coscienza che consente il distacco, che sfocia in un verseggiare amaro, s&igrave;, ma pregno di significati e di un&rsquo;acuta lettura della societ&agrave; contemporanea.<br />&nbsp;