Perch&eacute; il Patan&igrave;a Rosario, noto come appartenente a una cosca di mafia, di punto in bianco se ne &egrave; venuto fin nella sua Bologna? L&rsquo;ispettore Robert Iarach non sa farsene una ragione, e la faccenda diviene un tarlo che scava la sua tranquillit&agrave;. Tanto pi&ugrave; che questo Saro, come si fa chiamare, davvero non sembra un malacarne, anzi sembra comportarsi come un cittadino modello, preciso negli obblighi di firma, elegante, discreto. Eppure&hellip;<br />Eppure, a un certo punto il morto ci scappa. Morto di mafia, a quanto si deduce. E allora s&igrave; che Iarach ha la sua bella gatta da pelare.<br />Si apre cos&igrave; un&rsquo;indagine che porter&agrave; il nostro ispettore a inseguire la verit&agrave; lontano, fin nel cuore di quella Sicilia in cui la storia pare abbia preso le mosse. Laggi&ugrave;, nel paesello di origine del Patan&igrave;a Rosario, Iarach non sar&agrave; Iarach, gli servir&agrave; una falsa identit&agrave;, una buona copertura, per osservare ci&ograve; che bisogna osservare e capire quanto serve per svelare il mistero. E meglio ancora se scivolando tra la gente aspra di quella contrada sar&agrave; solo <i>u&rsquo; Tedesco</i>.<br />Una tensione sottilmente nascosta pervade la scrittura di un giallo dal fascino intrigante e raffinato. Il dipanarsi della matassa di un delitto &egrave; il racconto di una umanit&agrave; complessa, perennemente sul ciglio di una precariet&agrave; ineluttabile, che nei suoi silenzi sospesi nasconde il ribollio di passioni profondissime. Uno stile sobrio, dal gusto amaro, innervato di un fine sarcasmo, sfiora la radice antica di un luogo meraviglioso e disperato.