La prima sensazione che si ha leggendo <i>Mani dorate su organi spaventati </i>di Sara Pigatto &egrave; quella di trovarsi davanti a un percorso catartico, per certi aspetti auto-terapeutico, nel quale appare compiersi una importante e fondamentale torsione che dalla introversione porta alla estroversione. Leggendo i titoli delle cinque parti con le quali &egrave; suddivisa questa silloge si ha perfettamente contezza del percorso che viene compiuto. Un percorso duro, difficile, tortuoso, reso ancora pi&ugrave; crudo e nudo dal lessico dell&rsquo;autrice. Pigatto, infatti, distilla i suoi versi con potenza ed efficacia riuscendo a trasformarli, talvolta, in duri macigni che esprimono molto bene il suo mondo interiore.&nbsp;<br /><br /><br /><b>Sara Pigatto </b>&egrave; una studentessa di 21 anni, cresciuta a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, dove ha frequentato il liceo scientifico. All&rsquo;et&agrave; di tre anni si &egrave; avvicinata all&rsquo;arte cominciando a seguire lezioni di teatro. Successivamente ha scoperto la sua passione per la danza contemporanea e, una volta completato il liceo, si &egrave; trasferita a New York con una borsa di studio per un programma intensivo di danza. Dopo sei mesi in America, &egrave; stata ammessa all&rsquo;Universit&agrave; delle Arti di Zurigo, dove sta frequentando il secondo anno di &ldquo;Bachelor in Contemporary Dance&rdquo;. Parallelamente all&rsquo;esperienza a Zurigo, nasce il suo interesse per la poesia che diventa quasi un diario auto-terapeutico.<br />