Nella storia dell&#39;umanit&agrave; vi &egrave; un continuo alternarsi tra caos ed ordine, vi &egrave; uno sforzo continuo di dare nuovi assetti all&#39;evolversi della storia umana, nella necessaria ricerca di nuovi possibili equilibri.<br />[&hellip;] La storia raccoglie in s&eacute; la memoria di quest&#39;ordine, come il sovvertimento che lo ha preceduto e che inevitabilmente lo seguir&agrave; per precedere un nuovo ordine.<br />Noi ci siamo dimenticati, anzi abbiamo voluto negare questo fluttuare della storia, dichiarando la fine della stessa storia, ma non si pu&ograve; negare la propria memoria se non a pena di un proprio dissolversi.<br />La parola poetica acquista quindi una ulteriore forza magica nella necessit&agrave; di salvare la stessa parola dalla distruzione. [&hellip;] Il silenzio che esige la parola poetica &egrave; incompatibile con i ritmi sempre pi&ugrave; accelerati che impone la globalizzazione.<br />La poesia acquista quindi un valore resistenziale all&#39;attuale indifferenziazione in atto, necessitando della pace meditativa, essa d&agrave; alla parola la potenza della rinascita di un nuovo senso che crea in ciascuno di noi.<br />La poesia &egrave; anche ricerca della &ldquo;parresia&rdquo;, una verit&agrave; che emerge dalla maieutica del dialogo socratico con s&eacute; stesso, interrogandosi in un gioco di domande e risposte perse nel senso delle singole parole, nell&#39;intervallo delle virgole, sospensioni del senso.<br />Tratto da &ldquo;La parola e la memoria&rdquo; di Sergio Benedetto Sabetta