Il testo di Freud sulla negazione &egrave; atipico per la sua brevit&agrave;, ma soprattutto per il modo in cui mescola brani di clinica e di metapsicologia, con incursioni in una sorta di genealogia del pensiero. Una trama di questo genere meritava una nuova traduzione italiana, in primo luogo perch&eacute; le microscopiche vignette cliniche riportate ci mostrano un Freud che rovescia gli accenti psichici delle frasi dell&rsquo;analizzato e fa passare nelle pi&ugrave; impercettibili torsioni della sua lingua l&rsquo;unico segno della presenza di un analista, ovvero la fiducia nell&rsquo;inconscio. In secondo luogo perch&eacute; il tentativo di immaginare e descrivere i primordi del pensiero umano passa da una prosa che non conosce ancora stabilmente il simbolico, dove ci&ograve; che &egrave; cattivo non ha ancora a che fare con il male della morale, ma &egrave; in una bocca e ha semplicemente un cattivo gusto.<br /><br />Il lavoro di Davide Radice, grazie anche all&rsquo;utilizzo di appositi software (&egrave; altres&igrave; un esperto informatico), si sviluppa dal confronto tra tutte le principali traduzioni freudiane nelle lingue europee, e non disdegna di procedere parola per parola, ricollocando i lemmi freudiani nel loro ambito, per esempio giuridico, militare, finanziario, o accostando in modo illuminante termini pressoch&eacute; intraducibili in italiano, come <i>Einsicht</i>, a termini inglesi quali <i>insight</i>, ormai penetrati nella nostra lingua, o, ancora, avvertendoci che <i>Aufhebung</i>, la parola della dialettica hegeliana per eccellenza, in Freud non ha affatto un senso dialettico. Le sobrie &ldquo;Note di traduzione&rdquo; offrono delle piccole puntualizzazioni, che tuttavia fanno la differenza.<br />Questa edizione, che include una Postfazione di Antonello Sciacchitano, ha cercato di sfruttare al meglio le risorse dell&rsquo;<i>hyperlink</i>.<br />&nbsp;