Come pennellate improvvise inferte sul bianco, le liriche di Silvia Sardini emergono da un limbo mitico in cui, figlia di ogni evoluzione, regna incontrastata l&rsquo;attesa.<br />Attesa di senso, di nuove metamorfosi, di parole sapienti in grado di significare ci&ograve; che questa umanit&agrave;, schiva e distratta, appare sempre meno disposta a comprendere: esistono valori imperituri che rendono la sostanza di tutte le cose, sicura premessa di buone felicit&agrave;, primi tra questi l&rsquo;Amore, arcano fratello dalle membra incantate, e il ricordo, dalle cui trame nascono i fiori da seccare nei libri, ma soprattutto la parola, che nelle sue trasparenze sa farsi dono e primizia da dispensare sull&rsquo;indifferenza del mondo come una storia antica che &egrave; sempre il momento di raccontare.